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La valutazione nella scuola primaria perché non sia un'occasione sprecata

Una donna tra i libri e la nebbia

Come è noto il 4 dicembre scorso il Ministero dell'Istruzione ha pubblicato l'Ordinanza  e le Linee Guida che reintroducono, dopo circa 12 anni, i guidizi nella valutazione periodica e finale della scuola primaria.

Considerata la pressione a cui le scuole sono sottoposte ormai da quasi un anno impegnate a fronteggiare la pandemia, tra protocolli di sicurezza, quarantene e riaperture, il tempismo non è dei più felici ma, anche per questo, occorre prestare ancora più attenzione e maneggiare con cura il ritorno dei giuduzi, per non pregiudicare le potenzialità innovative e il cambio di direzione della valutazione scolastica. Non bisogna dimenticare che il voto fu reintrodotto sotto la spinta, che oggi definiremmo populista, del ritorno alla scuola "seria" in quanto selettiva.

Le Linee Guida sono indubbiamente il risultato di una mediazione di cui si avevrte traccia in un regisrtro e in un lessico non del tutto coerenti, rischiando in tal modo di produrre una qualche confusione: si parla infatti di obiettivi, livelli e dimensione dei livelli, ma anche di guidizi descrittivi, di obbligatorietà dell'uso dei livelli nel documento di valutazione, ma anche di autonomia e discrezionalità delle scuole nel redigere il documento di valutazione. Per elaborare corentemente e consapevolmente il documento di valutazione intermedio e finale, è necessario che le scuole si prendano un tempo adeguato di studio e di riflessione, evitando una mera operazione di facciata su documenti già in uso. Se così non sarà si corre il forte rischio di svuotare di significato quella che invece può rappresentare un'ottima opportunità per la nostra scuola, soprattutto se il cambio di passo nella valutazione come mezzo per ripensare l'intero processo di insegnamento e apprendimento. in maniera forte va infatti ripreso quanto espresso nelle Indicazioni Nazionali, e citato anche in queste Linee Guida, laddove si richiamano i docenti a promuovere un processo continuo di circolarità e ricorsività fra attività di progettazione e processi di valutazione.

Fatte salve tali premesse, il Cidi ritiene dunque che:

  • la valutazione è inscindibile da una salda progettazione didattica e da un rinnovamento delle metodologie e dell'approccio di insegnamento, ancora troppo centrato su un modello di didattica trasmissiva, sul docente che spiega e interroga, e sulla valutazione della sola prestazione (numerica o descrittiva in questo caso cambia poco).
  • l'abolizione del voto numerico va estesa al più presto, nell'ottica del curricolo verticale e del ripensamento della progettazione curricolare, al segmento della secondaria di I¹ grado, perché deve rappresentare una scelta valutativa corrispondente a un saldo e comprovato impianto pedagogico, irrevocabile e operata da profesionisti della didattica consapevoli e riflessivi. Non una "concessione" riservata ai piccoli, magari per non traumatizzarli. Non può essere ignorato, peraltro, il fatto che la struttura organizzativa della scuola del primo ciclo è costituita prevalentemente, se non esclusivamente in alcuni territori, da istituti comprensivi, e che negli ultimi quindici annimolte istituzioni scolastiche hanno compiuto percorsi articolati per la progettazione del curricolo verticale stesso.
  • l'innovazione introdotta, perché risulti efficace, deve inoltre essere supportata da un ampio, ragionato e disteso percorso di formazione per i docenti e per i dirigenti che non sia, come potrebbe accadere attraverso azioni informative episodiche, una semplice e frettolosa esegesi della norma.

In questa direzione il Cidi è pronto ancora una volta a sostenere e accompagnare le scuole che vorranno compiere percorsi di ricerca, sperimentazione e sviluppo della propria professionalità, evitando di cadere nella logica del mero adempimento dell'ultima novità burocratica.

Roma 10 gennaio 2021

Clicca qui per l'articolo originale nel sito del Cidi nazionale

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